GLI INTERVALLI


L'Intervallo è la distanza che passa tra 2 suoni.

Nel nostro sistema musicale attuale l'ottava è divisa in 12 parti uguali chiamati semitoni (quindi il semitono è la distanza più piccola che ci può essere tra 2 suoni e per questo rappresenta l'unita di misura base).

Gli intervalli possono essere classificati in vari modi a seconda della loro caratteristica che si mette in risalto.

Se si considera il loro nome gli intervalli possono essere:

- Cromatici se i  2 suoni hanno lo stesso nome (esempio: Do/Do#);

- Diatonici se i  2 suoni hanno nomi diversi (esempio: Do/Reb);

L'unione di un semitono cromatico con uno diatonico (adiacente) forma il tono (esempio: Do/Re, che e' la somma tra Do/Do# e Do#/Re).

Se si considera la loro "tempistica" possono essere::

- Melodici quando fanno parte di una melodia e quindi sono consecutivi (vengono chiamati anche salti);

- Armonici quando fanno parte di un'armonia e quindi sono simultanei (2 o piu' intervalli armonici collegati tra loro formano gli accordi).


GLI INTERVALLI ARMONICI


A seconda della loro famiglia di appartenenza gli intervalli armonici si dividono in:

Diatonici se sono formati da 2 suoni facenti parte di una stessa scala diatonica (vedi lezione sulle Scale!).

Sono intervalli diatonici per esempio Do/Mi (in Do maggiore), Re/Sib (in Re minore), Fa/Reb (in Fa minore), ecc. ecc. ecc.

N.B.

Negli intervalli in generale si considera la nota più bassa (grave) come tonica perciò se calcolo che intervallo è Re/Fa# lo devo pensare come in Re (maggiore) ma se devo calcolare Fa#/Re lo devo pensare come in Fa# (minore).

- Cromatici se sono formati da 2 suoni dove il più grave funge da tonica e l'altro ha un'alterazione fuori tonalità come per  esempio Do/La# (attenzione che Do/Sib invece è diatonico perchè risiede nella scala minore naturale e nella melodica in senso discendente di Do minore!).

 

A seconda della loro mera distanza, infine, gli intervalli armonici si classificano in :

 

(Esempio in Do maggiore)

 

(Intervallo di 1ª) - l'unisono (Do/Do) non è considerato un intervallo.

-Intervallo di - Do/Re

-Intervallo di - Do/Mi

-Intervallo di - Do/Fa

-Intervallo di - Do/Sol

-Intervallo di - Do/La

-Intervallo di - Do/Si

-Intervallo di - Do/Do (il secondo Do è quello che si trova un'ottava più in alto!)

(Intervallo di 9ª , di 10ª, ecc,ecc, si considerano come di 2ª, di 3ª, ecc,ecc,)

Ciò non basta a definire bene un intervallo, infatti se prendiamo gli intervalli Do/Mi e Do/Mib sono tutte e due degli intervalli di 3ª ma uno è formato da 4 semitoni adiacenti (Do/Mi) e l'altro da 3 (Do/Mib).

Abbiamo quindi bisogno di un aggettivo qualificativo per poterli identificare con esattezza senza ulteriori dubbi.

Se l'intervallo si trova su una scala maggiore verrà qualificato come maggiore (Do/Mi è un intervallo di 3ª maggiore perchè presente sulla scala di Do maggiore).

Se l'intervallo si trova su una scala minore (naturale) verrà qualificato come minore (Do/Mib è un intervallo di 3ª minore perchè presente sulla scala di Do minore).

Se l'intervallo è presente sia su una scala maggiore che nella minore (con il suo stesso nome) verrà qualificato come giusto (Do/Sol è un intervallo di 5ª giusta perchè è presente sia in Do maggiore che in Do minore);

infine se un intervallo di questi 3 tipi viene alterato ingrandendolo o rimpicciolendolo di un semitono, verrà qualificato in funzione del seguente schema:

Da notare che se si parte da uno minore e lo si aumenta diventa prima maggiore (e poi aumentato, più che aumentato, ecc,).

Se si parte invece da uno maggiore e lo si diminuisce diventa prima minore (e poi diminuito, più che diminuito, ecc.).

Per quanto riguarda invece gli intervalli giusti, passano direttamente da giusti a diminuiti (o aumentati!) saltando le definizioni di maggiori e minori.

È da dire comunque che gli intervalli in genere (nella prassi comune) si fermano a "più che eccedenti" e a "più che diminuiti".. gli altri aggettivi sono pura teoria (..un grazie a Saverio per la precisazione!).

Ricordo infine che tutti gli intervalli possono essere aumentati o diminuiti.

TRUCCHI PER CALCOLARE UN INTERVALLO


A volte l'intervallo che ci si presenta davanti può essere un tantino più complicato di Do/Mi (!) e si può entrare in difficoltà nel definirlo e riconoscerlo.

Facciamo qualche esempio:

1) Può capitare che al basso c'è una nota alterata (esempio l'intervallo Do#/Mi). Possiamo o calcolarci l'intervallo sulle scale di Do#  (più complicato) oppure fare il rivolto dell'intervallo:

l'intervallo Do#/Mi diventa Mi/Do#, che è molto più facile da calcolare visto che in questo caso lo dobbiamo pensare nella tonalità di Mi! 

Mi/Do# equivale ad una 6ª maggiore (perchè presente nella scala di Mi maggiore).... sí, ma noi dovevamo calcolare Do#/Mi!

Orbene, quando si rivolta un intervallo, quello che esce fuori è sempre un altro intervallo con un numero che insieme al primo dá sempre 9 e con un aggettivo che paragonato al primo è il suo alter-ego!

Mi spiego meglio:

una 6ª maggiore rivoltata dà una 3ª minore (6+3=9, e maggiore è l'opposto di minore!), quindi Do#/Mi è una 3ª minore (infatti è presente nella scala di Do# minore!).

Quindi, per esempio, una 4ª più che aumentata darà come suo rivolto una 5ª più che diminuita, una 7ª eccedente rivoltata darà una 2ª deficiente (!)... ecc. ecc. ecc.!

     Do#/Mi                                                        Mi/Do#

   3ª minore                                                  6ª maggiore


2) Può capitare anche che tutti e 2 i suoni siano alterati con la stessa alterazione (Do#/Mi#)... che fare?

Si può tranquillamente eliminare la stessa alterazione a tutti e 2 i suoni e tutto rimarrà inalterato (quindi Do#/Mi# sarà uguale a Do/Mi, che sappiamo essere una 3ª maggiore!).

      Do#/Mi#                                      Do/Mi

    3ª maggiore                             3ª maggiore


3) Infine ci può capitare che tutti e due i suoni sono alterati ma con alterazioni diverse (Do#/Mib). In questo caso si levano tutte le alterazioni e si rimettono una ad una cambiando l'aggettivo dell'intervallo man mano che cambia (o si ingrandisce o si riduce).

Perciò partendo da Do/Mi (3ª maggiore) aggiungiamo al Do il # e in questo caso (attenzione!) l'intervallo si riduce perchè prima tra Do e Mi c'erano 4 semitoni e invece ora tra Do# e Mi ce ne sono 3, quindi da 3ª maggiore passa a 3ª minore; infine aggiungiamo l'altra alterazione rendendo bemolle il Mi ed anche in questo caso l'intervallo si riduce ancora (Do#/Mib contiene stavolta solo 2 semitoni) e quindi l'intervallo Do#/Mib alla fine sarà di 3ª diminuita!

Non cadete nell'errore di pensare che quando c'è un bemolle l'intervallo si riduce e quando c'è un diesis si ingrandisce.... questo esempio ne è la prova!

Dovete solo pensarli in funzione del numero di semitoni che contengono e  questo lo si vede più chiaramente sul pianoforte!

     Do/Mi                                          Do#/Mi                                    Do#/Mib                                              4 semitoni                                   3 semitoni                                2 semitoni

INTERVALLI SULLE SCALE


Vediamo ora che tipi di intervalli ci sono nella scala maggiore e minore naturale (di una stessa nota).

Esempio in Do:

 

Do maggiore

Do minore naturale

la 2ª è maggiore sia nella scala maggiore che in quella minore (perchè? Non è vero! Lo spiegherò tra un attimo!);

la 3ª è maggiore nella scala maggiore e minore in quella minore;

la 4ª è giusta in tutt'e due le scale (perchè presente in tutt'e due!);

la 5ª è giusta in tutt'e due le scale (come sopra!);

la 6ª è maggiore nella scala maggiore e minore in quella minore;

la 7ª è maggiore nella scala maggiore (in pratica quando è sensibile, ovvero dista solo di un semitono dalla Tonica)                e minore nella scala minore (in pratica quando è solo VII grado, ovvero dista di un tono dalla tonica);

l' 8ª  è giusta in tutt'e due le scale;

Per le altre scale minori si modificheranno gli intervalli in funzione delle modifiche ai gradi.

Per esempio nella scala minore armonica dove il settimo grado è alterato in senso ascendente di un semitono per creare la sensibile (Do/Si) la 7ª sarà maggiore e non minore perchè Do/Si si trova sulla scala maggiore di Do;

oppure nella scala minore melodica il VI grado è alterato in senso ascendente di un semitono per evitare il salto di 1 tono e mezzo ( vedi la lezione sui tipi di scale minori) e quindi la sua 6ª sarà maggiore (Do/La) perchè presente sulla scala maggiore (in quella minore il La è bemolle!).... e così via dicendo....!

Anche qui appare chiaro come l'intervallo di 3ª risulti fondamentale per definire il modo (maggiore o minore) di una tonalità, visto che il VI e il VII grado (che sono gli altri due gradi insieme al III ad essere diversi tra le due scale) li potremmo renderli maggiori (come intervalli) anche stando in minore (attraverso la scala melodica e quella armonica, come abbiamo appena visto)!

 

INTERVALLI DI 2ª E DI 4ª

 

Riguardo la 2ª


Confrontando le scale qualcuno potrebbe dire a ragione: "perchè se l'intervallo di 2ª è lo stesso sia nella scala maggiore che in quella minore (Do/Re) dobbiamo considerarlo maggiore e non giusto?" Giusto!

Si è deciso di classificarlo così perchè sennò crollerebbe tutta la regola sui rivolti degli intervalli!

Mi spiego:

una 4ª giusta (Do/Fa, pensandola in Do maggiore) se la rivolto mi dá una 5ª giusta (Fa/Do, pensandola in Fa maggiore).... e fin qui va bene;  un'8ª giusta (Do/Do...dell'ottava in alto) se la rivolto mi dá l'unisono (Do/Do... dello stesso suono).. e fin qui ancora bene, ma attenzione, se considero la 2ª come giusta (Do/Re, pensandola in Do maggiore), rivoltandola mi dovrebbe dare una 7ª giusta (Re/Do, pensandola in Re maggiore) ma abbiamo visto che le 7ª possono essere o maggiori o minori e non giuste, infatti Re/Do è una 7ª minore in Re minore e quindi inevitabilmente la 2ª iniziale dovrà essere maggiore!

 

Riguardo la 4ª


Ci sono ancora oggi varie correnti di pensiero di musicisti che litigano nel definire l'intervallo di 4ª (in Do maggiore : Do/Fa) “stabile” o “instabile” (alll'udito) perchè se sto suonando per esempio l'accordo di Do maggiore e suono insieme le note Do e Fa avró sicuramente l'impressione che il suono del Fa dovrà inevitabilmente scendere sul Mi che ha immediatamente prima (fungerebbe da sensibile modale) ma se suono le stesse note suonando l'accordo di Fa maggiore (che le contiene) mi apparirebbero incredibilmente stabili come sensazione all'udito e l'accordo di Fa maggiore (come vedremo) si crea anche dentro la tonalità di Do maggiore....per questo c'è chi dice che è un intervallo instabile e c'è chi dice che è un intervallo stabile!

 

In musica per definire le sensazioni di stabilità o instabilità dei suoni si usano i termini consonante e dissonante.

Sono quindi consonanti i seguenti intervalli:

 

- la 3ª maggiore e minore,

- la 5ª giusta,

- la 6ª maggiore e minore,

- l'8ª giusta;

 

Sono dissonanti invece:

 

- la 2ª e 7ª maggiore e minore,

- tutti gli intervalli modificati (aumentati, diminuiti, eccedenti, ecc, ecc,)

 

La 4ª viene definita quindi una consonanza media (per i motivi esposti sopra!).

 

Potreste provare a suonare ogni singolo intervallo armonico or ora esposto per rendervi conto anche voi di come un intervallo possa apparirci all'udito “statico” o “in movimento” e capire già da ora quali saranno quegli intervalli che formeranno gli accordi che ci serviranno a creare una sensazione di "corsa" e quali quella di "riposo"...(tanto per intenderci!).

 

Dall'unione dei vari tipi di intervalli fin qui affrontati otterremo gli accordi.

 

Vai alla lezione!

 

 

FINE LEZIONE - GLI INTERVALLI

P.S.

 

Per chi volesse approfondire gli argomenti or ora trattati può farlo attraverso il mio testo "CORSO DI COMPOSIZIONE"; vai alla presentazione cliccando la copertina!

 

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